Tour du Mao 2023
“Del Tour de France del 1948”.
Due tappe mitiche e le imprese di Gino Brtali.
Tour du Mao 2023: due tappe estreme del Tour de France del 1948 e le imprese di Gino Bartali.
Quest’estate è già iniziato il Tour du Mao 2023 che voglio dedicare ad una ciclista speciale ed unico per tutti gli Italiani e non solo, Gino Bartali.
È da parecchio tempo che ho nel mirino un paio di tappe estreme che volevo assolutamente fare. Sono due avventure alpine mitiche, in ricordo delle sue imprese, che hanno cambiato la storia del Tour de France del 1948 e forse anche dell’Italia di quel periodo. E così, inspirato dal grande Ginetaccio (così lo chiamavano) ho disegnato il Tour du Mao del 2023.
Per allenarmi pero ho già realizzato lo Stage 1 del TDM ’23 domenica scorsa, una tappa di oltre 230 km con 4.500 metri di dislivello, per iniziare a mentallizzarmi sulla fatica che dovrò fare e come gestire bene tutta la giornata. Qui di seguito potete vedere un piccolo resoconto social che ho preparato.
STAGE 1 TDM’23 >>> Video riassunto
STAGE 1 TDM’23 >>> Rice Cake Power
Chi mi conosce, sa che sempre che posso pedalo e quindi anche durante le vacanze mi piace organizzare qualche pedalata epica, come nel 2021 che con Carles e Marina a seguito pedalammo da Lleida a Monza, per raccogliere donazioni per Open Arms.
Così anche quest’anno ho deciso di disegnare il Tour con solo quattro tappe (ed avere tempo per riposare e altre cose), ma in realtà sono quattro tappe durissime. Infatti in solo 4 giorni percorrerò circa 1.000 km, 21.300 metri di dislivello, scalando ben 7 passi Pre Pirenaici (stage 1) e 14 passi Alpini (stage 2, 3 e 4). Le due tappe più dure saranno lo stage 2 e stage 3. Qui di seguito ve le spiego.
Quelle che mi aspettano sono la tredicesima e quattordicesima tappa del Tour de France del 1948 le voglio pedalare per completo, però con un giorno di riposo nel mezzo. Sono due tappe durissime di circa 270 km con oltre 6.000 metri di dislivello ognuna, e con alcuni dei passi più duri delle Alpi Occidentali. Due tappe estreme che faranno onore ai grandi campioni come Gino Bartali e tutti quei ciclisti di altri tempi che pedalavano con biciclette di acciaio, con dei rapporti impossibili, su strade sterrate e infangate e con ogni condizione climatica.
Stage 2 del TDM ’23
Stage 3 del TDM ’23
La Storia: l’ispirazione al grande e mitico Gino Bartali.
Si narra che la sera precedente alla tredicesima tappa, ci fu una telefonata tra Gino Bartali e il Presidente del Consiglio di allora, Alcide de Gaspari, che chiedeva esplicitamente a Ginetaccio di vincere la tappa dell’indomani. L’evento avrebbe pacificato gli animi nel bel paese, che era sull’orlo di una guerra civile in seguito all’attentato da parte di uno studente di destra che sparò a Palmiro Togliatti, successore di Antonio Gramsci e segretario del Partito Comunista Italiano. Questa chiamata fu però poi smentita dallo stesso Gino, ma il ciclismo di allora era lo sport più popolare in italia e forse quest’evento oltralpe fu si partecipe nel placare le tensioni.
L’impresa storica sportiva invece ha qualcosa d’immenso e d’inafferrabile per dei comuni mortali e ben lontano da come concepiamo il ciclismo attuale dove si lotta sempre più spesso anche per pochi secondi. Gino Bartali infatti è passato alla storia per vincere quel Tour de France del 1948 a 34 anni, quando era già considerato un po’ vecchietto, e per vincerlo 10 anni dopo la sua prima vittoria alla Grande Boucle nel 1938. Forse il buon Gino in cuor suo già sapeva di poter vincere anche quel Tour, ma tant’è che al termine della dodicesima tappa, Gino era in ritardo, settimo in classifica generale con un distacco di ventuno minuti dal leader, il francese Louison Bobet.
Era il 14 luglio, festa nazionale in Francia e giornata di riposo per i ciclisti, nonché vigilia di due grandi tappe molto attese dal nostro Gino, con il tremendo Col de l’Izoard, che anche 10 anni prima lo vide vittorioso. Il grande scalatore italiano alla partenza da Cannes la mattina del 15 luglio aveva probabilmente già le idee chiare. Attaccò fin dai primi chilometri in direzione Allos. Durante quella giornata, attraversando le Alpi Marittime, avrebbe approfittato la sua grande potenza, scalando il Col d’Allos, il Col de Vars e infine in mezzo ad una tempesta di neve sul Col de l’Izoard ampliò il distacco presentandosi a Briançon tutto solo e recuperando oltre diciotto minuti, quasi tutto lo svantaggio da Bobet. Ginetaccio così, con questo colpo da maestro vinse la tappa e ribaltò completamente la classifica generale, risalendo in seconda posizione a solo un 51 secondi dalla maglia gialla di Bobet.
La mattina seguente m’immagino Gino nella sua camera d’albergo, scrutando il cielo fuori dalla finestra, sorridente nel vedere che era nuvoloso. Lui infatti si esaltava e tirava fuori il meglio di se quando pioveva e c’era maltempo. Era un cagnaccio il nostro Ginetaccio! Così il 16 luglio del 1948, alla partenza della tappa da Briançon, si mise a martellare sui pedali fin da subito seguito solo da Bobet e Brulé. La tappa quel giorno prevedeva le interminabili salite del Col de Galibier e della Croix-de-Fer, che vide sempre Bartali in testa marcato stretto dai due francesi. Però dopo il passaggio dalla città di Grenoble superati i 200 km di corsa, Bartali attaccò sulle prime rampe, quelle più dure, del Col de Porte e si involò in una fuga solitaria di 70 km. Superati anche il Col de Chucheron e Col du Granier del massiccio della Chartreuse arrivò fino al traguardo di Aix-les-Bains con quasi 6 minuti di vantaggio sul secondo e 7 minuti su Bobet.
Quella sera si riprese la maglia gialla, persa dopo la prima tappa che poi finalmente porterà fino a Parigi. Nella tappa successiva con arrivo a Losanna vinse nuovamente la terza tappa consecutiva (in totale vinse sette tappe in quel Tour del 1948) e aumentò il distacco a 14 minuti. In quella successiva lo aumentò addirittura a 32 minuti anche grazie al crollo totale di Bobet e di tutta la squadra francese. Vincerà a Parigi con un vantaggio di 26 minuti sul secondo classificato, il belga Schotte Briek e quasi 29 minuti sul terzo il francese Lapébie Guy.