Viva l’Italia Ciclista!

Il nostro paese, la bella Italia è un paese molto ciclista storicamente. Ma come mai quando pedalo sulle strade italiane mi sento sempre più insicuro e ho la sensazione che la mia vita è a rischio?

Vivo in Spagna ormai da 16 anni, ma ho pedalato per molti anni anche in Italia, in bici da strada e in mountain bike, facendo svariati chilometri all’anno tra 15.000 e i 20.000 all’anno. Si, di solito faccio più km in bicicletta che in automobile.

Quest’estate ad agosto come spesso faccio oramai da qualche anno, realizzo le mie vacanze in bicicletta. Ho pedalato in Spagna, in Francia e in Italia. Abbiamo iniziato con Marina percorrendo diversi chilometri al nord della Spagna, realizzando il “Camino de Santiago”.  Poi ho continuato anche al sud-est della Francia, nella città di Grenoble, dove vive mia sorella, nella regione del Rodano-Alpi. E fin qui tutto bene.

La mia prima pedalata in Italia è stata il 21 agosto a Torino (qui il mio giro su Strava). Mi sono accorto subito di essere in Italia perché circa l’80% delle automobili che mi sorpassavano in un paio d’ore di pedalata, lo faceva passando con un massimo di 20/50 cm di margine. Per fortuna a volte rallentano, ma quando la velocità è elevata lo spavento è sempre alto. Vi assicuro che non è una bella sensazione, se non l’avete mai provata. 

In Francia e in Spagna (paesi vicini e del sud Europa), anche all’interno di città molto abitate, dove quindi il traffico e più intenso, come Barcellona, Girona, Montpellier o Grenoble questa percentuale di auto che ti sfiorano si abbassa fino al 10/20%. Queste sono le mie umili sensazioni rispetto alla mia direttissima esperienza sulla strada.

Ora mi chiedo se nel paese del Giro d’Italia, nel paese con un sacco di medaglie d’oro ai recenti campionati europei (vedi account instagram di eurosport), mi chiedo perché non si riesca a dedicare un minimo d’interesse e di budget all’educazione stradale. 

Perché in Spagna e in Francia le persone rispettano di più i ciclisti? Perché una semplice norma come il 1,5 metro di margine non si riesce ad applicare anche in Italia? A chi bisogna chiedere per renderla attiva? Chi si deve muovere? Quante persone devono ancora morire sulle strade? Diversi sono i movimenti che lavorano per farlo. Uno su tutti è http://www.salvaciclisti.it/

Sul sito del Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili, non ho trovato molte voci relazionate al tema bicicletta, e quelle che ci sono sono un po’ vecchie. Ma un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, parla di «La rivoluzione è già in atto», 300 miliardi di fondi per infrastrutture e mobilità (https://www.mit.gov.it/comunicazione/news/giovannini-la-bici-non-e-piu-soltanto-un-mezzo-o-uno-svago-ma-un-elemento).

Non è che con sti soldi, si riesce a fare anche un piano publicitario di educazione stradale a livello nazionale, approvare finalmente questa norma del metro e mezzo, tappezzare le strade italiane con i famosi cartelli per sensibilizzare gli automobilisti a ridurre la velocità in presenza di ciclisti, frenare se necessario, invade l’altra corsia se possibile e comunque lasciare sempre lo spazio minimo di 1,5 metri nel momento del sorpasso al ciclista.

Poi se non ci credete chiedete alle amministrazioni dei paesi che già la applicano questa norma, che vi potranno confermare che è l’unica norma che, se rispettata, diminuisce la mortalità sulle strade del nostro collettivo di ciclisti. 

Grazie di cuore e buon settembre a tutte e tutti!

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